CLAUDIO FURCOLO
GESTIONE UNITARIA DELL’ASSICURAZIONE CONTRO LA TBC
Estratto da “Mutualità artigiana” Anno IV . Numeri 1/2 - Gennaio /Febbraio 1961
E’ stato riproposto - in termini concreti - il problema del la unitarietà dell’assicurazione tubercolosi e dell’assicurazione malattie. Sembrerebbe illogico prospettare un simile problema, che appunto non dovrebbe insorgere essendo la stessa tubercolosi una forma morbosa, che seppure con propria tipicità, rientra nella comune accezione di malattia: ma lo sviluppo storico dell’assicurazione ¡n Italia lo giustifica e lo pone in un quadro ben più ampio, che è dato dal tentativo di unificazione, in un solo istituto previdenziale sanitario, delle gestioni relative all’assicurazione contro le malattie». Storicamente, l’assicurazione contro la t.b.c. considerata come malattia sociale e le sue ripercussioni sull’attività lavorativa e sulle possibilità d’impiego dei lavoratore, venne nel 1927 istituita, affidandone la gestione ad un Istituto, che, sorto con fini istituzionali diversi, solo poteva adeguatamente assolvere ad un compito di tanta gravità ed importanza. Mancava infatti un Ente organizzato su piano nazionale per l’assistenza contro le malattie, che potesse anche assorbire la gestione dell’assicurazione antitubercolare. Gradualmente, però, impulsi legislativi diversi hanno portato alla costituzione ed ai conseguente moltiplicarsi di Enti assicurativi settoriali, seppure a carattere nazionale, cui è dato assistere le malattie comuni di circa 37 milioni di unità. Evidentemente la situazione crea problemi notevoli, quali i costi di gestione, la perequazione assistenziale delle diverse categorie di lavoratori autonomi e subordinati, la congruenza tra le prestazioni sanitarie ed economiche, i rapporti tra i diversi Enti: sono però pur sempre problemi di settore, la cui soluzione cioè non involge tutta l’assicurazione, si da apparire realistica e sagace la affermazione secondo la quale “in Italia, la assicurazione non si eleva a sistema”. La duplicità di gestione tra le due assicurazioni malattie e tubercolosi ha costituito la fonte di notevoli inconvenienti i cui riflessi sul soggetto assistibile si sono mostrati di certo svantaggio. Se, invero, l’Istituto gestore della t.b.c. organizzativamente positivo, ha condotto una sana lotta antitubercolare, con risultati imprevedibili che si estendono dall’aspetto prettamente curativo a quello più tipicamente sociale della rieducazione del colpito, non bisogna tuttavia trascurare i conflitti di competenza spesso insorgenti tra gli Enti assistenti le malattie comuni e l’Istituto per la gestione antitubercolare. L’oggetto dell’assicurazione contro la tubercolosi è infatti delimitato dal riconoscimento della esistenza di una forma tubercolare in fase attiva., che comporta - ricorrendone i requisiti - il ricovero in nosocomi specializzati. Frequentemente, per tale limite, si verifica che una forma morbosa, inizialmente assistita come malattia comune, venga poi accertata come vera e propria forma tubercolare con la conseguente necessità di adeguati interventi terapeutici specializzati. Il passaggio perciò del lavoratore dall’Ente per malattie comuni all’istituto antitubercolare crea un conflitto per l’accertamento amministrativo-sanitario della competenza, direttamente e dannosamente riflettendosi sull’assistibile, che può spesso trovarsi in una condizione di insoddisfazione. Il rilievo, già oggetto di esame in sede governativa (si ricordi la Commissione Ministeriale per la riforma della previdenza sociale dei 1948), importa che i servizi di erogazione delle prestazioni sanitarie ed economiche che raggiungono una loro unità funzionale senza discriminazione delle forme morbose e delle cause in una efficace azione di riforma, che elimini le contestabili divisioni di competenza assistenziale fra le due distinte gestioni assicurative. E si consideri che l’assicurazione è nata per il lavoratore, sicché qualunque movimento appositorio alla unitarietà deve soprattutto valutare l’interesse dell‘assistibile. Partendo da una realistica visione della realtà mutualistica. Il legislatore - all’articolo 1 della legge 29dicembre 1956, n. 1533. istitutiva dell’assicurazione contro le malattie per gli artigiani - ha stabilito (come peraltro altrimenti già espresso in altre leggi similari) che le Mutue Provinciali assumino a proprio carico l’assistenza antitubercolare fino ad avvenuto accertamento sanitario della competenza di altri Enti. Il Consiglio Centrale della Federazione Nazionale, nel tentativo di superare illogici conflitti, che si ripercuotono a svantaggio dell’artigiano, ha affermato - nelle dovute forme regolamentari - che le malattie tubercolari vengano assistite dalle Casse sino all’accertamento della loro natura sanitaria specifica. Ora, tralasciando gli artigiani che siano assicurati per cause diverse contro la t.b.c. (e sono pochi), sorge il problema per tutti coloro che, privi di una protezione di diritto, vengono aggrediti dal bacillo di Koch. Questi infatti - come ha deciso il Consiglio di Stato - non avanzano alcun diritto verso i Consorzi Antitubercolari con la conseguenza che le Mutue, qualora abbiano indebitamente assunto gli oneri, non possono esercitare alcuna azione di rivalsa. Il problema risolvibile con impulso legislativo (già peraltro promosso, v. progetto Monaldi), s’affianca a quello della unitarietà, slargandolo e quindi prospettando un vero e proprio sistema di sicurezza sociale. E’ già nelle cose la necessità di una azione coordinata e continua che parta dalla prevenzione e giunga al recupero delle capacità lavorative in un ciclo assistenziale, che abbracci l’intera vita dell’uomo. Ovviamente, molteplici e notevoli sono i problemi conseguenti, ma il bisogno è in sé idoneo e sufficiente stimolo per adeguate soluzioni, mentre la realtà Costituisce il giusto metro per valutare se determinate strutture non vadano piuttosto riformate.
Claudio Furcolo